Il padiglione italiano all'Expo di Shanghai gode di solida reputazione. Dopo i primi giorni di soft opening è già fra i preferiti dei visitatori. E' grande (e questo a Shanghai non è cosa da poco). Ed è anche molto bello. La scorsa settimana a Udine lo ha descritto Davide Rampello che ne è stato uno dei principali artefici. Non è una collezione di oggetti – ha detto Rampello – né una enciclopedia del made in Italy: è soprattutto un'”esperienza” che punta a imprimere nei visitatori il legame profondo fra il patrimonio culturale e l'eccellenza produttiva italiana.
Il percorso inizia attraversando un portale che riprende fedelmente il teatro Olimpico di Palladio a Vicenza; prosegue proponendo l'innovazione italiana nella tecnologia (c'è anche il giunto del Mose e una Ferrari green), uno spazio dell'eccellenza artigiana e il tema della qualità alimentare (un gigantesco ulivo sotto un cielo di spighe costruite a mano,
una ad una).
Al centro del Padiglione c'è la Piazza italiana con un gigantesco De Chirico sullo sfondo e gli abiti dei nostri stilisti più famosi indossati da manichini monumentali.
Marco Alfieri sul Sole ha parlato a ragione di una presenza italiana in Cina “segnata dal protagonismo di medie imprese e multinazionali tascabili più che da quei pochi campioni nazionali rimasti attivi nel Belpaese”. Fra i tanti rimandi alla cultura italiana, ci sono in bella vista le tute Dainese, le sedie Callegaris, i rivestimenti Permastelisa, l'illuminazione de iGuzzini (e la lista continua a lungo). Il meglio di quanto l'industria italiana abbia saputo mettere in campo in quest'ultimo decennio.
Complimenti a Beniamino Quintieri.
s.
ps. per vedere le foto del Padiglione clicca qui
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