L'Italia vista dai cinesi
Giuliano Noci ha presentato in Triennale una bella ricerca su come l'Italia è percepita dai cinesi. Il lavoro di rilevazione ha coinvolto diversi ricercatori del Politecnico di Milano e del Shanghai Institute of Technology che hanno sfruttato l'opportunità dell'Expo di Shanghai per intervistare un migliaio di uomini e donne provenienti da tutto il paese.
Cosa emerge dalle interviste? Prima di tutto un pregiudizio favorevole nei nostri confronti. I cinesi apprezzano la nostra eleganza, la nostra educazione, la nostra cultura e la nostra qualità della vita. L'immagine che di noi hanno i cinesi, in verità, ha contorni poco definiti: i cinesi non sanno granché né dei nostri musei né tantomeno delle nostre bellezze naturali. Quanto al prodotto italiano, i cinesi lo associano principalmente alla moda (fashion) e all'alimentare (food). Abbastanza sorprendente il dato sul turismo: è l'ultimo dei valori effettivamente rilevati dalle risposte spontanee ottenute dagli intervistatori.
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Molto efficace anche la rilevazione sui brand italiani più apprezzati dai cinesi. Primo fra tutti, e con largo margine, emerge il marchio Ferrari. Nella top ten troviamo poi il marchio Maserati (8o), Armani (9o) e Lamborghini (10o). In mezzo che ci sta? Al secondo posto troviamo il noto marchio Pizza, al quarto il marchio Spaghetti e al settimo il marchio Salsiccia. Le sorprese non finisco qui: al terzo posto si piazza il noto marchio italiano Louis Vuitton (sic) e al sesto il marchio Chanel. Al 12o troviamo persino il marchio Zara e al 13o – difficile da anticipare – Ammontillado. Insomma, un po' di confusione c'è.

Che fare? Secondo Noci tre sono le cose da fare al più presto: la prima è avviare una nuova campagna di comunicazione che spinga su contenuti e nuove tecnologie. Meno cene e feste di gala, più spot da passare sugli schermi digitali che affollano i taxi di Pechino e Shanghai. La seconda è legata all'alta idea che hanno di sé i cinesi: forse uno sforzo di localizzazione dei nostri prodotti sarebbe utile per penetrare questo mercato. In ultimo, uno sforzo sul lato della distribuzione. I cinesi sembrano appassionati del nostro cibo: perché non replicare Eataly anche da queste parti?
s.
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Per chi volesse capire come i cinesi vedono gli Stati Uniti l’articolo di Thomas Friedman è imperdibile:
http://www.nytimes.com/2010/12/01/opinion/01friedman.html?src=me&ref=homepage
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Per quanto mi riguarda una realtà come Eataly in Italia non dovrebbe neanche esistere, eppure ci sono più sedi nel Bel Paese che all’estero!!! insomma ha aperto solo in Giappone e da pochissimo in USA… dove sono Londra, Shanghai, Abu Dhabi, Nuova Delhi????